lunedì 28 febbraio 2011

Chi si somiglia si piglia

E' una frase che ho sempre sentito dire fin da quando ero piccola e che negli anni dell'adolescenza e dei primi amori mi aveva condizionato a tal punto da escludere a priori i ragazzi alti, biondi e con gli occhi azzurri proprio perchè non assomigliavano per niente alle mie caratteristiche. Il destino ha poi voluto che sposassi un biondo con gli occhi chiari ma questa è un'altra storia, magari per un post dedicato ai "maschietti" o, come sicuramente finirà per essere, per un post dove noi donne, io per prima, ci sfogheremo un po' criticando i modi di dire/fare/essere/mangiare/comprare  dei nostri compagni, anche se è un po' come sparare sulla croce rossa!
Vi ricordate del film d'animazione della Disney "La carica dei 101"? io adoravo il pezzo in cui Peggy e la sua padroncina passeggiavano per la città notando come quasi sempre cani e padroni finiscano per assomigliarsi in maniera impressionante e, in qualche caso, anche imbarazzante.
Cosa c'entra questo con l'alimentazione? devo dirvi che uno dei miei passatempi preferiti nei negozi alimentari, nei supermercati e al mercato, è quello di guardare cosa c'è dentro ai carrelli delle persone. No, non sono un'impicciona di prim'ordine, chiamatela deformazione professionale ma sono certa che osservando bene i generi alimentari che una persona acquista si possano capire molte cose e, cosa da non sottovalutare, molto spesso i proprietari dei carrelli assomigliano tantissimo al cibo contenuto nei carrelli stessi.
La parola assimilare, non a caso, viene dal latino ad similare, cioè rendere una cosa simile a noi stessi, e se noi siamo ciò che mangiamo, state un po' a vedere le foto che vi metto qui di seguito.
Ditemi voi che differenza c'è fra le due foto: nessuna!




E sono stata buona con la seconda foto, sul web si trova di peggio...
L'altro giorno al supermercato in fila davanti a me c'era una famiglia assolutamente degna del carrello che trasportava: nonna cicciottosa dall'aspetto di panzerotto ripieno surgelato già pronto da scaldare in padella in soli 5 minuti, padre con pancia multistrato (vedi foto sopra) identico al barilotto di birra da 5lt da spillare con allegria in casa propria davanti alla tv, madre magrissima (non fatevi ingannare, c'è il trucco) dall'aspetto dimesso, con sguardo perso nel vuoto e l'aspetto triste del tutto uguale all'insalata in busta già lavata che sicuramente fa parte del rituale "dieta fai da te = tolgo pane e pasta e mangio solo insalata", due pargoli, uno ben pasciuto e pingue, identico alle 5 confezioni di wurstel con tanto di maxi tubo di maionese e ketchup, l'altro più smilzo e simile ai bastoncini di pesce panati ma completamente ingestibile e schizzato come il pacco famiglia di lattine di bibite zuccherate e gassate. In fila all'altra cassa c'era il classico studente universitario fuori sede, faccia verde e stanca, che aveva comprato solo tonno in scatola e pesto già pronto per cucinare quelli che sono i must di tutti gli studenti, ovvero pasta al pesto e panini al tonno e pasta al tonno e panini al pesto (giuro che li ho visti!).
Dietro a me c'era una mamma lavoratrice con poco tempo per preparare i pasti con pancetta che spuntava dalla giacca e con bimbetta al seguito cicciottosa col viso tondo e rosa, nel carrello avevano patatine da fare al forno perchè così sono più leggere( e certo, chissà chi gliel'ha fatta venire già la crosta esterna se non la frittura?) del tutto simili alla madre e medaglioni di prosciutto cotto impastato con chissà quali altri ingredienti, identici al viso della bimba.
Ma cos'era, un supermercato o un museo degli orrori? purtroppo ormai la differenza fra i due posti si è assottigliata tantissimo. Stessa cosa succede al ristorante macrobiotico dove salutisti improvvisati hanno un viso verde-grigio da far paura, colpa delle eccessive esclusioni dalla dieta di cibi proteici di origine animale senza il corretto rimpiazzo e i giusti abbinamenti fra legumi e cereali per garantirsi una proteina vegetale in tutto simile a quella animale.
Sono sicura che la prossima volta che andrete a fare la spesa guarderete con occhio curioso il carrello dei vostri vicini, con la speranza che questo sia uno stimolo per voi a migliorare la qualità dei cibi nel vostro carrello.
Dimenticavo....a cosa assomiglio io? nel mio carrello troverete frutta e verdura di tutti i colori, pasta e riso integrali e biologici, farina integrale e legumi a volontà, latte di soia e di avena con calcio e le mie tanto amate alici freschissime. A voi tirare le somme!

martedì 22 febbraio 2011

Scelgo (b)io!

Sabato scorso sono andata a fare la spesa al supermercato biologico. Come al solito ho messo mia figlia a sedere nel carrellino e abbiamo iniziato insieme il nostro tour fra gli scaffali che emanano un odore per me paradisiaco, un misto fra spezie esotiche, pane appena sfornato e panni stesi ad asciugare al sole. Sarà forse colpa o merito di questo mix di profumi ma il primo istinto è quello di afferrare e mettere nel carrello qualsiasi cosa pur di riprovare quella sensazione di benessere una volta tornata a casa. Ed è con questo spirito positivo che ci si appresta a fare la spesa, pensando che un negozio del genere non possa proprio contenere cibi potenzialmente dannosi o non del tutto consoni ad una sana e corretta alimentazione. Mi dirigo verso l'espositore delle tisane, una parete intera di confezioni colorate da cui provengono effluvi quasi magici e noto che ci sono tantissime tisane sia per adulti che per bambini che contengono "aromi" (quindi sostanze chimiche) e finocchio. Devo purtroppo informarvi di una recente scoperta da parte dei ricercatori dell'INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) che hanno pubblicato su "food and chemical toxicology" uno studio sull'estragolo, sostanza naturale contenuta nei semi di finocchio e, di conseguenza, nelle tisane sia in bustina che solubili istantanee a base di questo ingrediente. Nel comunicato stampa si legge che "Già nel 2001 l’estragolo era stato riconosciuto come sostanza cancerogena e genotossica a livello europeo, tanto da bandirne l’aggiunta come aromatizzante agli alimenti trasformati" . Come mai allora continuiamo a trovare in commercio semi e tisane senza che nella confezione vi sia riportato un minimo accenno alle dosi e all'uso per non eccedere con il consumo? Mistero! Sembra comunque che l'estragolo crei problemi soltanto se consumato regolarmente e in dosi eccessive, pertanto ne è stato sconsigliato l'uso per i bambini al di sotto dei 4 anni di età e per le donne incinte e che allattano. Se volete leggere per intero il comunicato stampa lo trovate qui.

Mi dirigo poi al reparto "biscotti e merendine" dove di solito le mamme con pargoli stazionano almeno 10 minuti e dove, a mio parere, troviamo quelle che io chiamo le bio-insidie maggiori. Diciamo la verità, spesso per fregare i consumatori basta mettere sulla confezione un bel campo verde, una casa di campagna, il sole splendente e una mucca sdraiata che pigramente tiene un filo d'erba in bocca, e immediatamente associamo a quel prodotto bontà, salute e genuinità. Basta poi girare la confezione e leggere le tabelle degli ingredienti per capire che le merendine bio (pesticidi in meno a parte) sono uguali alle merendine tradizionali, sono concentrati ipercalorici di cui i bambini non hanno bisogno, sono fatte con farine raffinate e poco mi importa se la farina è di farro bio perchè è comunque un alimento povero a livello nutrizionale! Se tenete a mente che gli ingredienti in etichetta sono riportati in ordine decrescente (cioè da quello presente in maggior quantità a quello più scarso), rimarrete sbalorditi nel leggere che molte merendine hanno come primo ingrediente lo zucchero e, anche in questo caso, poco mi importa se è zucchero di canna bio, è sempre zucchero! Ci sono merendine che si definiscono "al farro" quando poi il farro è il quinto ingrediente, dopo farina di grano raffinata, zucchero, uova e cioccolato...Fra le decine e decine di biscotti, ne ho trovato un solo tipo che contiene solo farina integrale di farro e pochi altri ingredienti ma, con mia sorpresa e delusione, è sparito dagli scaffali del supermercato. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno detto che alcuni prodotti di quel marchio non li tengono più e ho quindi pensato che sotto ci deve essere un qualche aumento ingiustificato del prezzo perchè non è altrimenti possibile far sparire l'unico biscotto decente! Spostandoci nella sezione "condimenti", nonostante una mia segnalazione di più di un anno fa, ho notato che tengono ancora l'olio di semi di lino sugli scaffali e non nel banco frigo dove dovrebbe stare per non interrompere la catena del freddo e annullare così l'effetto benefico degli acidi grassi omega 3. Mi hanno spiegato che il problema nasce a monte perchè è il produttore stesso che ha l'accortezza di vendere l'olio imbottigliato in bottiglie scure per proteggere gli acidi grassi essenziali ma non si cura per niente di tenerlo a basse temperature.
Siccome sabato è giorno di spesa, di pomeriggio ho fatto il bis andando a scovare le bio-insidie in un supermercato "normale", uno di quelli della cosiddetta grande distribuzione tanto per intenderci. Con mia sorpresa ho visto che dagli scaffali spuntano tante bandierine verdi a segnalare la presenza di prodotti bio in modo che, semplicemente affacciandosi fra le varie corsie, è molto più facile individuare i prodotti bio e fare la spesa in tempi decenti, mentre una volta ci impiegavo almeno un'ora solo per scovare i vari prodotti sparsi qua e là. Ovviamente anche qui nel reparto "biscotti e merendine" nemmeno la traccia di un prodotto contenente solo farina integrale, nè di farro nè di grano, moltissime merendine con lo zucchero al primo posto ma dal packaging bucolico ed invitante. La bio-fregatura più grossa poi è rappresentata dai frollini pensati per noi donne che stiamo attente alla salute e siamo ossessionate dalle fibre, nemmeno fossero la dea greca Panacea in persona! Nella tabella degli ingredienti capeggia "farina integrale di frumento" e per un momento penso che dopotutto vale la pena spendere la bellezza di quasi 3 euro per una confezioncina di questi biscottini, ma subito dopo vengo smentita dalla dicitura messa fra parentesi che specifica che per "farina di frumento integrale" si intende farina di frumento raffinata con l'aggiunta di cruschello di frumento. Orrore! Ci spacciano un prodotto raffinato per uno integrale e sano pulendosi la coscienza con l'aggiunta successiva della crusca che non ha di certo gli stessi benefici che avrebbe se facesse ancora parte del chicco di grano. Nel reparto "pasta e riso" per fortuna c'è almeno 1 riso integrale mentre fra i vari formati di pasta troviamo la scritta bio e farro ma niente di integrale.....chissà perchè!
In conclusione, siamo noi consumatori che abbiamo il potere di decidere cosa acquistare (scelgo io!). Se un prodotto viene apprezzato e comperato, difficilmente sparirà dagli scaffali, se non una ma decine di persone invece fanno presente la mancanza di prodotti diversi, qualcuno forse si prenderà la briga di metterli sul mercato. Scegliete bio, mi raccomando, ma fatelo usando la testa e tenendo sempre d'occhio la tabella di composizione degli ingredienti e il marchio europeo del biologico che deve essere sempre presente per legge sulla confezione (scelgo bio!)


mercoledì 16 febbraio 2011

Fatti mandare dalla mamma...

...a prendere il latte di soia, di avena, di riso o al massimo un orzo, un thè o una spremuta, ma non il latte vaccino! Chi mi conosce lo sa, non sono una grande fan del latte vaccino anche se l'ho bevuto fino a pochi anni fa, come del resto fa tutte le mattine la maggior parte degli italiani a colazione. Quando poi tengo corsi o seminari, quella del latte è in assoluto la questione che maggiormente mi viene richiesto di trattare e che suscita più discussioni di qualsiasi altro argomento. Ne sanno qualcosa le mamme di "Lilliput" dove ho da poco tenuto il Corso di sopravvivenza alimentare che sono rimaste spiazzate dopo la prima lezione in cui ho demolito una delle certezze della loro colazione e della dieta abituale dei loro figli.
Veniamo al dunque: perchè ce l'ho tanto con il latte vaccino? Innanzitutto c'è da dire che il latte non è un alimento bensì un accrescitivo che in natura serve per far raddoppiare di peso un vitello nei primi due mesi di vita.


Fatta questa premessa, c'è da aggiungere che la quasi totalità del latte vaccino consumato in Italia viene munto da mucche che vivono in grandi allevamenti intensivi e che quindi per questioni di salute ed igiene sono, per profilassi veterinaria, trattate con farmaci ed antibiotici. Ovviamente, si sa, nel latte ci finiscono tutte le scorie e gli scarti dei farmaci metabolizzati dall'animale e ci finisce pure il pus che l'animale ha prodotto a causa delle infezioni per cui poi è stato curato. E noi ce lo beviamo tranquillamente, mentre facciamo tante storie se una donna che allatta prende farmaci, non mangia bene o non va di corpo regolarmente perchè così il bambino attraverso il suo latte si beve anche scorie, tossine e farmaci. Siamo l'unica specie animale che in età adulta continua ad alimentarsi con il latte, e per giunta di una specie differente dalla nostra!
Una delle intolleranze alimentari più diffuse in Italia è quella al latte vaccino, e questo semplicemente perchè se ne consuma troppo e troppo spesso.
Per poter metabolizzare il latte, è necessaria la presenza nell'intestino dell'enzima lattasi, e dovrebbe farvi riflettere il dato che circa l'80% della popolazione mondiale soffre di deficit da lattasi, enzima che naturalmente riduce i propri livelli nell'intestino dopo i 5 anni di età. Se la lattasi manca, il lattosio arriva indigerito nell'intestino e provoca gonfiore addominale, crampi, diarrea e flatulenza.
Dopo diversi anni di esperienza ambulatoriale, ho scoperto che le mamme italiane affidano al latte vaccino non solo il compito di nutrire i propri figli ma anche di coccolarli e farli sentire amati, un po' come se fosse una proiezione del prorpio latte materno che dura negli anni. Un altro scoglio da superare per staccarsi dal latte vaccino è poi rappresentato dalla paura di scarsa assunzione di calcio. E' vero che il latte di mucca è ricco di calcio ma, una volta entrato nel nostro organismo, per essere metabolizzato ci "strappa" letteralmente ossalato di calcio dal nostro corpo lasciandoci quindi carenti di questo minerale preziosissimo per lo sviluppo e la robustezza ossea.
Facciamo quindi il punto della situazione: il latte è un accrescitivo e non un alimento, contiene residui di pus, farmaci, tossine ed ormoni ed è controproducente per l'assimilazione del calcio.
Credo che ora vi sia più chiara la mia "non simpatia" verso questa bevanda bianca.
Superato lo scoglio psicologico della mancanza di latte inteso come prolungamento dell'allattamento materno, cerchiamo di capire come fare scorta di calcio da altri alimenti.
Sono alimenti ricchi di calcio il tofu, i fagioli di soia, il tahin di sesamo, le mandorle, la rucola, il radicchio, la salvia, il rosmarino, le rape, la cicoria e i fichi secchi.
Un'ottima fonte di calcio sono le alghe, che si possono utilizzare in cucina per insaporire primi piatti, zuppe e legumi.
Ci sono poi i cibi arrichiti in calcio come il latte di soia, di riso e di avena addizionati con calcio. Una sola raccomandazione: se utilizzate queste bevande arricchite, accertatevi che il calcio aggiunto sia di origine vegetale (meglio se proveniente dalle alghe) perchè il calcio è assimilabile dal nostro organismo solo se è stato prima metabolizzato dagli organismi vegetali, ed è questo il motivo per cui il calcio minerale presente nell'acqua non viene trattenuto dal nostro corpo.
Visto che le più preoccupate sono sempre le mamme, vi farò un esempio di menù senza latte e latticini ma che arrivi a fornire i 550mg di calcio giornalieri raccomandati per i bambini.
Colazione: 1 tazza di latte di soia arricchito in calcio (150mg)
50gr di pane integrale (25mg) spalmato con 30gr di tahin di sesamo (245mg)
Spuntino: frutta fresca di stagione
Pranzo: un primo piatto con una porzione di verdure (80mg)
Merenda: frutta fresca di stagione più 30 gr di mandorle (70mg)
Cena: un secondo piatto proteico con una porzione di verdure (80mg)

L'eccessivo consumo di proteine animali, inoltre, provoca nel nostro organismo una inevitabile perdita di calcio, che viene prelevato dalle ossa ed espulso insieme alle urine.
Infine, la quota di calcio presente nelle nostre ossa si stabilizza attorno ai 30 anni, ecco perchè è indispensabile educare fin da piccoli i bambini ad una sana e corretta alimentazione. L'unico consiglio valido per sconfiggere l'osteoporosi è l'esposizione quotidiana ad almeno 30 minuti di luce (non sole, ma luce solare)ed una sana camminata a passo svelto per almeno 30 minuti almeno 3 volte alla settimana.



In conclusione, il latte vaccino va consumato con moderazione, va assolutamente preferito quello di origine biologica e va dato ai bambini in fase di crescita. Per tutti gli altri è meglio evitare, visto che siamo fin troppo alimentati e non abbiamo bisogno di accrescitivi, tenendo conto che oltretutto il latte provoca produzione interna di muco che va poi ad avvolgere i nostri organi interni, e nelle donne che allattano, invece di aumentare la produzione propria di latte come si credeva una volta, non fa altro che causare coliche intestinali ai piccoli allattati al seno!
Ah, dimenticavo.....i formaggi? altro non sono che latte concentrato...tirate voi le somme.

lunedì 14 febbraio 2011

Lucy in the sky with diamonds

Suonava così la musica che usciva dalla piccola radio dei paleontologi quando, nel lontano 1974, trovarono in Etiopia lo scheletro di un esemplare femmina di Australopithecus afarensis ribattezzato in seguito Lucy. E' di oggi la notizia del ritrovamento nel sito etiopico della città di Hadar di un frammento di osso del metatarso risalente a ben 3,2 milioni di anni fa. La notizia ha suscitato scalpore in quanto il frammento osseo in questione presenterebbe una forma arcuata, tipica di un piede in grado di garantire una deambulazione. Questo ritrovamento sposterebbe quindi di oltre 1 milione di anni indietro la datazione della camminata eretta, finora attribuita soltanto all' Homo erectus vissuto circa 2 milioni di anni fa. Che il nostro corpo fosse frutto di evoluzioni millenarie è risaputo, ma è sempre affascinante pensare che fra noi e Lucy le somiglianze sono davvero forti, basti pensare che tutt'oggi esistono persone in cui la curvatura plantare non è perfetta (il cosiddetto "piede piatto") e che hanno quindi problemi di deambulazione e postura, proprio come i nostri antenati ominidi.


 Non vi nascondo che, dopo aver letto l'articolo della scoperta del frammento osseo del piede di Lucy, ho guardato i miei piedi con nuovo interesse e con la consapevolezza di essere fornita di uno strumento per la deambulazione dei più complessi ed efficaci in natura, e mi sono chiesta se veramente noi Homo sapiens sapiens stiamo sfruttando appieno la sua potenzialità, oppure se la nostra cosiddetta sapienza ci ha portato in qualche modo a "dimenticare" la nostra natura di bipedi alla luce di un sempre maggiore sforzo impiegato per inventare sistemi che evitino l'utilizzo del piede.
 Se ci pensate bene, ogni giorno, i piedi li utilizziamo maggiormente per premere pedali o utilizzare apparecchiature che, in qualche modo, impediscono il completo utilizzo delle nostre gambe. D'altro canto, non si fa che sentire i consigli dei medici che raccomandano di camminare ogni giorno per almeno 10000 passi, una vera esagerazione se pensate che, contapassi alla mano, ho camminato per 3000 passi in un giorno in cui ho fatto aerobica per 1 ora e mezzo, una passeggiata di due ore e ho gettato la spazzatura due isolati più in là di casa mia! Dopotutto, un organo che non viene utilizzato, è un organo che è destianto a sparire nel corso dei millenni di evoluzione (infatti non abbiamo più la coda perchè non ci spostiamo più da un albero all'altro)e se pensiamo che dalla vita in giù ci muoviamo pochissimo, quale sarà il nostro destino evolutivo? Una volta nei film si raffiguravano gli alieni con teste enormi e corpi piccoli perchè si pensava avessero un cervello enormemente evoluto, ma di noi umani non possiamo dire nemmeno questo! Forse hanno avuto ragione i disegnatori della Pixar che nel film di animazione Wall-E ci hanno raffigurato come grossi salsiccioni fluttuanti sopra navicelle dotate di tutti i confort, bibitone ipercalorico incluso.
Parliamo appunto di alimentazione: cosa mangiava Lucy? Frutta, radici, lucertole ed insetti. E sono proprio gli insetti i protagonisti dell'ultimo convegno mondiale della Fao che lancia l'allarme sull'insostenibilità futura del consumo di carne da allevamento e promuove il consumo di insetti che potrebbero "contribuire a ridurre la fame nel mondo, lo sfruttamento dei terreni agricoli e la produzione dei gas serra causati dall'allevamento del bestiame". Consumiamo abitualmente cicale e lumachine di mare, lumache di terra e crostacei, eppure storciamo il naso alla vista di un piatto di ragni e grilli fritti, o peggio ancora di formiche e larve in salmì.


In sostanza, se vogliamo evolverci e non estinguerci, la risposta è nel passato. Dopotutto, se c'è riuscita Lucy a riprodursi, i cui lineamenti non spiccavano di certo per grazia e femminilità, noi donne moderne non dovremmo avere difficoltà visto che dalla nostra parte abbiamo la scoperta dei trucchi, dei vestiti e delle scarpe col tacco. Magari, la prossima volta che usciamo con un ragazzo, potremmo portarlo a mangiare grilli fritti, ma parcheggiando la macchina ad almeno mezz'ora di cammino dal ristorante!

sabato 12 febbraio 2011

De gustibus......

Fin dalla tenera età ho sempre avuto molto ben chiari i miei gusti, in fatto di alimentazione, di vestiti, di film preferiti e di amichetti con cui giocare. Ricordo ancora il disagio che mi procurava a 3 anni presentarmi in pubblico con un qualsiasi vestito che potesse in maniera inequivocabile etichettarmi come una "femmina" e la disperazione di mia madre e di mia nonna che invece si accanivano a cucirmene di tutte le fogge e i colori. Ricordo anche la piacevole sensazione che provavo nel mangiare le fragole e assaporarle fino in fondo tenendole a lungo in bocca per riuscire a contare più semini possibili prima di ingoiarle. E che dire della frittata senza uova? bhè, si, i miei gusti alimentari non prevedevano la presenza delle uova nella preparazione dei cibi così chiedevo a mia madre una frittata speciale fatta solo per me senza uova, e la poverina era costretta a preparare queste frittate nascondendosi in cucina perchè doveva aggiungere un ingrediente segreto (che altro non erano che le uova stesse!) per poi vedermi mangiarle tutta soddisfatta in barba a mio fratello che invece si mangiava una comunissima frittata. Chi di noi non ha mai fatto di questi capricci con il cibo? I bambini, si sa, vengono per l'appunto etichettati come capricciosi o dai gusti difficili ogni qualvolta deludono le aspettative degli adulti che presentano loro una pietanza nuova e si vedono puntalmente rifiutare l'offerta. Da cosa dipendono questi rifiuti? ma dal gusto! So che è difficile crederlo ma il gusto è una cosa estremamente personale, un fatto intimo, per la maggior parte della volte inspiegabile ma assolutamente reversibile! Lo dimostra il fatto che con gli anni non solo ho imparato a mangiare e anche ad apprezzare le uova, ma lo stesso è successo anche con alimenti come l'aglio che da piccola detestavo sul serio.
Non a caso i latini dicevano "de gustibus non disputandum est" chiudendo così sul nascere ogni discorso circa i gusti delle persone.
I recettori della lingua, ovvero le papille gustative, sono in grado di riconoscere i 4 gusti principali "dolce, salato, amaro e acido" e, anche se tutt'ora esclusi dai testi di fisiologia, il gusto "umami" che è quello che si avverte mangiango il liquido di vegetazione dei pomodori e il gusto "grasso", recente scoperta di un gruppo di ricercatori australiani.
Ecco una mappa dei gusti che si avvertono sulla lingua
Potete fare un esperimento carinissimo, anche con i vostri bimbi: prendete con la punta del dito indice un po' di zucchero da tavola e appoggiate l'indice in fondo alla vostra lingua, nella zona dove si percepisce il sapore amaro e vedrete che non sentirete alcun gusto! passando poi lo stesso indice sulla punta avvertirete invece l'inconfondibile gusto dolce.
Le papille gustative sono un vero e proprio organo, vanno curate e fatte sviluppare al massimo delle loro potenzialità. Non tutti sanno che la papilla gustativa è al suo massimo sviluppo e perfezione in un individuo di circa 10 anni e di sesso femminile. Fortunate quindi le bimbe che si ritrovano in bocca un vero e proprio strumento raffinatissimo ma che nella quasi totalità dei casi non solo non viene utilizzato ma è anche rovinato dalla scorretta alimentazione.
I cibi precotti, preconfezionati, salati, i fast food, le merendine e i grassi in genere formano una sorta di patina invisibile che ricopre la lingua e le sue papille andando quindi a precluderne le funzioni sensoriali e appiattendo in maniera definitiva i gusti personali. Quella che viene compromessa è la palatabilità dei cibi, tutto ha lo stesso sapore e, se un cibo non contiene quindi la giusta quantità di grasso, verrà automaticamente rifiutato dall'individuo. Li chiamate ancora capricci? direi di no!
La strada per togliere di mezzo questa orrenda patina è lunga ma non impossibile, occorre operare un lento e profondo cambiamento nell'alimentazione che miri al consumo di cibi semplici, non raffinati, integrali e pieni di sapori diversi fra loro.
Bere acqua gassata è sbagliato sia per lo stomaco ma anche per le papille, e l'esigenza che a volte si sente di farsi un bel bicchiere di acqua gassatissima nasce proprio dal bisogno di sgrassare la lingua da questa fastidiosa patina e tornare a sentire, per un breve istante, il sapore dei cibi in bocca.
Pensiamoci bene la prossima volta che spazzoliamo violentemente la lingua con questi spazzolini di nuova generazione o che ci mettiamo in bocca colluttori che fanno effetto bomba anestetizzando tutto l'apparato buccale per mezz'ora. Abbiate cura delle vostre papille gustative, dopotutto se proviamo gusto nella vita è proprio grazie a loro!

venerdì 11 febbraio 2011

Te lo do io il pangoccioli!

Ho una cognata piccola piccola che ha 11 anni e, come tutti i ragazzini della sua età, va matta per le merendine, in particolare per il pangoccioli del Mulino Bianco. Chi, come me, ha poco più di 30 anni fa sicuramente parte della generazione-merendina, cioè siamo stati i primi adolescenti nella storia del mondo a nutrirci di schifezze preconfezionate che la martellante pubblicità televisiva ci ha proposto come miglior cibo possibile, consumato persino dalla bella famigliola di turno che viveva o in bellissimo casale di campagna o  dentro ad un faro diroccato...fatto sta che ancora oggi le suddette merendine la fanno ancora da padrone e regnano incontrastate nella hit parade dei gusti dei teenager, adolescenti, preadolescenti e, ahimè, anche dei bambini più piccoli.


Io e mio fratello per fortuna all'epoca siamo solo stati sfiorati in parte dal fenomeno merendina e ricordo ancora con piacere le merende fatte in casa preparate dalla mamma o dalla nonna di turno con pane e marmellata, una bella fetta di torta fatta in casa o il mio adoratissimo pane, burro e alici, cosa che farebbe inorridire di sicuro la gioventù attuale (c'è da sottolineare il fatto che le alici venivano messe sotto sale in casa e non c'entravano nulla in fatto di gusto con quelle che si acquistano sott'olio al supermercato).
Comunque, per compiacere la cognatina venuta in visita da noi, ho comprato più e più volte i pangoccioli del Mulino bianco ma, l'allettante immagine della confezione dove troneggia un panciuto panino pieno zeppo di gocce di cioccolato svanisce subito dietro ad una zaffata di odori alccolici che si avvertono al solo aprire la busta di plastica! E poi, dopotutto, le gocce di cioccolato non sono mica tante quante nel disegno....e se leggiamo la tabella nutrizionale ci troviamo dentro i peggiori nemici della salute: zucchero bianco, farina bianca, latte, sale e aromi chimici!
Ho deciso così di farmeli da sola i pangoccioli e, addirittura, ho voluto esagerare e  ho creato un mega pangoccioli gigantesco, cioè una forma di pane con dentro tanta cioccolata fondente....mmmmggnammmmm!
Ecco la ricetta:
-350gr di farina di grano integrale biologica
-130ml di latte di soia biologico
-100gr di cioccolato fondente biologico equo-solidale
-70gr di olio extravergine di oliva biologico
-60 gr di guarapo (zucchero integrale di canna biologico equo-solidale)
-1 uovo intero biologico + 1 tuorlo per spennellare
-10gr di lievito fresco
-1 pizzico di sale
Far sciogliere il lievito nel latte tiepido. Versare sula spianatoia la farina, lo zucchero e il sale e in mezzo versare l'uovo sbattuto e l'olio. Aggiungere pian piano il latte con il lievito e impastare a mano per 10 minuti in modo da ottenere un impasto da pane che non sia appiccicoso. La cioccolata ridotta a scaglie o a cubetti della grandezza desiderata va aggiunta nell'ultimo minuto di impasto. Sistemare la palla in una ciotola coperta e mettere in frigo per una notte. La mattina seguente reimpastare un poco e lasciare a lievitare in un posto caldo per un'ora. Mettere l'impasto in una teglia da plumcake e spennellare la superficie con il tuorlo d'uovo, infornare a 200 gradi per circa 40 minuti. Se volete invece fare i mini panini, il tempo di cottura si riduce della metà.
Scommetto che i bimbi e anche i grandi troveranno irresistibile questa gustosa e sana alternativa al pangoccioli che ha il sapore del pane vero (e non è dolce affatto) e dentro contiene cioccolata vera!
Se poi lo gustate caldo appena sfornato.......

giovedì 10 febbraio 2011

Aaaaaaaahhhhhh le puntarelle

Chi di voi non conosce le puntarelle? tipico contorno della cucina romana, altro non sono che le cimette della cicoria di campo, difficilissime da reperire fuori dai confini laziali.
Nelle Marche di solito si trova soltanto il cicorione o cicoria coltivata che nulla ha a che vedere con le mitiche puntarelle che tanto fanno impazzire i romani. Avendo sposato un romano d.o.c., durante gli anni di fidanzamento, quando ancora eravamo solo in due e le cenette erano solo un pretesto per prenderlo per la gola e convincerlo a sposarmi, ho tentato diverse volte di preparargli queste benedette puntarelle spacciando il cicorione (che avevo minuziosamente tagliato) per teneri germogli di cicoria di campo ma ovviamente sono sempre stata scoperta. Malgrado lui avesse sempre mangiato tutto per non dispiacermi, ha sempre concluso il pasto bofonchiando che come fanno le puntarelle a Roma, non le fanno da nessun'altra parte! 


Sbirciando qua e là fra i banchi del mercato delle erbe della mia città, qualche giorno fa mi sono imbattuta nel tipico esemplare di mazzetto di germogli di cicoria di campo che potete vedere nella foto qui sopra. Immaginate la mia meraviglia! Presa dall'entusiasmo ho sborsato i 3,80 euro alla contadina e sono corsa a casa per spulciare ben bene gli innumerevoli libri di ricette romane che i suoceri si sono preoccupati di regalarmi per riuscire finalmente a proporre anche a casa mia questo famoso manicaretto romanesco. Come ogni ricetta antica che si rispetti, ne esistono infinite varianti; io ne ho scelta una semplice semplice che vi riporto qui di seguito.
Per 2 persone:
1 mazzetto di germogli di cicoria di campo
1 spicchio di aglio
1 alice sotto sale
aceto balsamico ed olio extravergine di oliva più un pizzico di sale per condire
Mondate e lavate per bene i germogli. Io ho tentato invano di ricreare il caratteristico ricciolo che riescono a fare le casalinghe romane tagliando la cicoria con estrema abilità e con coltelli appropriati e mi sono accontentata di sminuzzarla in pezzi di 2 cm circa. Preparate in anticipo il condimento da versare sopra facendo macerare nell'olio le alici spezzettate finemente e l'aglio tagliato a pezzetti grossi. Versate il condimento sopra i germogli aggiungendo l'aceto balsamico e aggiustando di sale.


Non potete immaginare lo stupore e la sorpresa di mio marito nel vedere questo bel contorno troneggiare sulla nostra tavola l'altro giorno! I suoi silenzi mentre masticava con gusto sono stati più eloquienti di qualsiasi complimento avesse potuto farmi.
Sapevate che la cicoria è ottima per depurare il fegato? tutti i cibi che hanno sapore amaro contengono infatti sostanze che aiutano il fegato a lavorare meglio e a non sovraccaricarsi, e non è un caso che la stagione della primavera sia quella con più abbondanza di verdure amare come cicoria, carciofi e rucola.
Saranno queste splendide giornate di sole, sarà che l'inverno mi ha proprio stancata, ma io sento già la primavera nell'aria e il mio corpo sente il bisogno di scrollarsi di dosso il grigiore dei mesi freddi e di rinascere, portandosi via le scorie che il lungo inverno ci ha lasciato non solo sulla pelle ma anche negli organi interni.
E voi, sentite già la primavera? vi lascerete tentare dalle puntarelle? io credo proprio di si!